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Tanti: Hospice, una soluzione immediata e l’impegno concreto nel futuro a tenere in considerazione la voce dei professionisti e del Comune

DICHIARAZIONE DEL VICESINDACO E ASSESSORE ALLA SANITA’ LUCIA TANTI

“Il fronte ampio e trasversale per dare all’Hospice una sede con tutti i crismi è un bellissimo segnale, so che l’Azienda sta lavorando per una soluzione ma da questa vicenda vediamo tutti di imparare qualcosa perché è piena di errori

“Era il 15 dicembre del 2017 quando l’allora Assessore alla Sanità della Regione Toscana, Stefania Saccardi, inaugurò l’Hospice di Arezzo. Un intervento importante e doveroso per dare una risposta completa alla rete dei servizi sanitari della nostra Città. E dico ora quello che dissi allora, e cioè che Stefania Saccardi giocò un ruolo fondamentale per arrivare a concludere un processo lungo, e di questo la ringrazio ancora ora come, insieme al Sindaco, la ringraziammo allora.

A tre anni quasi esatti da quella giornata, l’Hospice è un apolide, una “biglia matta” che passa da sede in sede, una realtà di una importanza enorme che segna il discrimine tra le civiltà – perchè l’ultimo tratto della vita vale tanto quanto tutti gli altri, non meno -, che oggi di fatto non ha casa.
E non ha casa perchè la “sua” casa, quella dove abbiamo speso soldi pubblici perchè fosse fatta, ha trovato altra destinazione. A me può andare anche bene che si riorganizzino i “luoghi” e i servizi, ma non mi sta bene che una realtà come l’Hospice perda il proprio spazio senza sapere dove andrà ed inizi una odissea che mortifica pazienti, operatori e famiglie. Questo non è segno di una efficiente organizzazione delle risposte sanitarie e sociali, che spettano – lo ricordo a qualche distratto consigliere comunale di opposizione- alla Regione e non agli enti locali.

Merita quindi guardare avanti, ma anche un pò indietro per evitare di sbagliare di nuovo.
La storia, infatti, dell’Hospice di Arezzo è questa, ed incrocia l’emergenza sanitaria che ha investito il nostro San Donato (vero ospedale Covid insieme al Misericordia di Grosseto): è infatti nella riorganizzazione del nostro Ospedale che l’Hospice perde la propria “casa” – e non è il solo-, dirottato in una struttura degnissima messa a disposizione da Koinè che ringrazio per il senso civico che dimostrò in quel periodo così difficile di smembramento del San Donato.

Da allora, la geolocalizzazione dell’Hospice è stata incerta, nonostante il lavoro continuo del direttore della zona sociosanitaria fin da subito impegnato per una soluzione non facile da trovare perchè un Hospice non è solo uno spazio dove entrano letti, è un luogo che risponde a caratteristiche precise che hanno a che fare con la sanità e con la gestione del dolore di chi sta – forse – per andarsene e delle loro famiglie.

Non basta quindi un posto, non bastano i metri quadri: intorno c’è una filosofia che va a braccetto con il rispetto della vita e della morte. E’ per questo che, attori non protagonisti ma mai comparse, chiedemmo ufficialmente che l’Hospice dopo il Covid tornasse dove era stato pensato e voluto e dove si erano investiti soldi pubblici.  Ci fu detto che il disegno era un altro, che quello spazio era destinato ad altro. Bene: ma l’Hospice ancora non si sa dove andrà. So che l’Azienda sta lavorando alacremente per trovare una risposta e conto che sarà all’altezza di ciò che inaugurammo nel 2017, ma trovo veramente incredibile che uno spazio nato e finanziato con soldi pubblici per ospitare una realtà precisa, venga destinato ad altro senza che per quella realtà si sia trovata una alternativa.
Questo davvero non ha proprio senso.

La posizione del Comune fu precisa fin da subito: l’Hospice doveva tornare là dove era stato inaugurato perchè questa era la posizione non solo nostra ma anche di chi dentro l’Hospice ci lavora con professionalità e dedizione; se questo non è possibile – e non lo è a questo punto- si decida velocemente, ma soprattutto pertinentemente dove collocarlo.

Non ci accontenteremo di un posto qualsiasi, e sono certa che nessuno si accontenterà.
L’unico appello per il futuro che faccio è quello che, là dove si dovesse decidere di spostare un servizio sanitario di questa portata un’altra volta, prima di sistemare chi viene dopo si sia data risposta a chi c’era prima, e meglio sarebbe se gli investimenti importanti in materia sanitaria si facessero una volta sola, senza smantellare tre anni dopo ciò che si era inaugurato tre anni prima.
Quanto al ruolo del Comune, sarà quello di sempre: sostegno – se serve e se richiesto- per trovare una soluzione. Siamo disponibili, ma diremo la nostra perchè su un punto non transigeremo: il livello ha da essere lo stesso del 2017, nemmeno un centimetro in meno in qualità ed efficienza”.

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