di Eleonora Francini
“Sono ore molto delicate in cui stiamo valutando ulteriori scelte da compiere nell’interesse del Paese. La battaglia contro il virus è aperta. Nei prossimi giorni la priorità sarà tenere la curva sotto controllo ed evitare l’esplosione del contagio che stiamo vedendo in altri paesi europei. L’attuale fase Covid è piena di sfide e insidie. In Italia oggi abbiamo superato l’87% degli over 12 anni ha ricevuto la prima dose di vaccino. E’ un dato molto rilevante ma è una tappa, non un punto di arrivo”. Le parole del Ministro della Salute Roberto Speranza sembrano confermare le indiscrezioni che ormai circolano da giorni: pare che il Governo sia al lavoro per definire nuove misure volte a contenere la quarta d’ondata che sta imperversando in Europa.
A tornare di nuovo al centro della scena è il Green pass, che nel corso di questa settimana potrebbe subire alcune variazioni importanti rispetto all’impianto iniziale. È previsto, infatti, un nuovo decreto che in pratica rivoluzionerebbe il certificato verde consentendo solo a chi si è vaccinato o è guarito dal Covid-19 di poter accedere alle attività sociali e di svago (bar, ristoranti, stadi, cinema e teatri ad esempio). Oltre alla volontà di limitare i contagi, la spinta verso il Super Green pass deriverebbe anche dalla volontà di evitare assembramenti in vista dell’avvicinarsi delle festività natalizie, da sempre motivo di ritrovo tra amici e parenti. Preponderante anche il benestare delle Regioni, la cui richiesta è quella di dare certezze alle categorie produttive e all’economia invernale, premiando i cittadini che si sono vaccinati e prevedendo per loro minori restrizioni.
In tutto ciò: senza introdurre l’obbligo vaccinale, è possibile introdurre una distinzione tra vaccinati e non vaccinati? E come si possono gestire tutti i notevoli problemi connessi alla privacy? Inoltre, quali regole dovranno essere imposte ai turisti in arrivo dato che per l’Unione Europea esiste al momento un solo certificato?
Tornano di moda gli interrogativi, i dilemmi irrisolti. Tornano di moda le anime solitarie, i cui tamponi non sembrano più avere ragione di esistere. Tornano di moda gli irrazionali e improvvisi dietrofront che vanno a minare quelle deboli certezze che pian piano gli Italiani si stanno costruendo.
Nel frattempo, qualcuno tuona che il rischio di ricorsi può essere molto alto. Il Presidente del Veneto Luca Zaia, ad esempio: “Il lockdown per i non vaccinati non è praticabile dal punto di vista giuridico, stante oggi la Costituzione e il paese che siamo. Sarebbe di difficile applicazione costituzionale”. Più pungente, invece, il Presidente emerito della Corte Costituzionale Cesare Mirabelli: “Mi pare un rimedio difficilmente praticabile e, dal punto di vista normativo, molto rischioso come possibilità di giustificazione dei singoli divieti. Se la situazione è così vincolante per cui i non vaccinati non possono compiere una parte molto consistente della loro attività, della loro vita lavorativa o di relazione, allora questo giustificherebbe l’imposizione di un obbligo di vaccinazione non una sorta di lazzaretto domestico”.
Cosa succederà?