Ilaria Salis torna a parlare delle occupazioni. La neo-eurodeputata di Avs riporta in un post su Instagram dati che riguardano la situazione a Milano. “Le case popolari sfitte sono più di 12mila, oltre 10mila famiglia sono in lista d’attesa e un quinto delle case popolari non è assegnato“. Secondo Salis “quando viene occupata una casa non assegnata, che generalmente si trova in condizioni fatiscenti ed è abbandonata da anni, l’accusa di sottrarre il posto a una persona in lista d’attesa semplicemente non regge. Chi entra in una casa disabitata prende senza togliere a nessuno, se non al degrado, al racket o ai palazzinari. Affermare il contrario è bassa retorica politica“. Questa la risposta della eurodeputata a chi scrive che Salis avrebbe occupato abusivamente un alloggio nel quartiere Navigli e che avrebbe accumulato con l’Aler un debito di 90mila euro. “Vivere in una casa occupata non è una svolta, non è qualcosa da furbetti. È logorante. Ti fa vivere quotidianamente nella paura che ti vengano a svegliare e ti buttino fuori di casa“, prosegue ancora Salis.
“Con l’introduzione dell’art. 5 del decreto Lupi (2014), un occupante non può più avere né l’allaccio alle utenze (acqua, luce e gas), né la residenza e i diritti ad essa legati – ad esempio il medico di base, l’accesso ad un nido pubblico vicino a casa per i bimbi, l’iscrizione ai centri per l’impiego”. Inoltre, “alle persone non italiane viene impedito di maturare i requisiti per ottenere la cittadinanza e anche il rilascio o il rinnovo del permesso di soggiorno è ostacolato. Essere occupante è uno stigma sociale, vuol dire essere trattati come criminali per aver cercato di vivere in modo dignitoso. Mettetevelo in testa, nessun occupante vuole essere occupante””.
Fonte
Agenzia DIRE
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