Il lato oscuro della carta igienica

Un aspetto poco noto della carta igienica è la possibile contaminazione da sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) noti come “composti chimici per sempre”. I PFAS sono una classe di circa 14.000 sostanze chimiche generalmente utilizzate in migliaia di prodotti di consumo e sono chiamati “sostanze chimiche per sempre” perché non si decompongono naturalmente e possono essere collegate a problemi di salute quali danni riproduttivi e rischi oncologici, a complicazioni fetali, a malattie renali e del fegato, disturbi autoimmuni e ad altri gravi problemi di salute.

I ricercatori dell’Università della Florida hanno pubblicato il 1° marzo 2023 su Environmental Science & Technology Letters, la Rivista dell’American Chemical Society la loro ricerca ed hanno concluso che la carta igienica è una fonte di PFAS come emerge dallo studio “Per- and Polyfluoroalkyl Substances in Toilet Paper and the Impact on Wastewater Systems”. Lo studio ha esaminato 21 principali marchi di carta igienica in Nord America, Europa occidentale, Africa, America Centrale e Sud America, ma non ha nominato i marchi.

L’Agenzia Regionale per la Prevenzione e Protezione Ambientale del Veneto richiama l’attenzione sui rischi dei PFAS per l’ambiente in quanto diffusi in tutto il mondo ed utilizzati anche per rendere resistenti ai grassi e all’acqua tessuti, carta, rivestimenti per contenitori di alimenti ma anche per la produzione di schiume antincendio e detergenti per la casa.
Le loro caratteristiche chimiche hanno effetti negativi sull’ambiente a causa della loro persistenza sono stati rilevati in concentrazioni significative negli ecosistemi e negli organismi viventi. (fonte www.arpa.veneto.it/++api++/temi-ambientali/acque-interne/sostanze-perfluoro-alchiliche-pfas)

La fondazione Umberto Veronesi osserva l’effetto negativo sulla salute in quanto «Purtroppo possono penetrare nelle acque sotterranee – spiega il professor Benfenati – se non ben gestiti durante i processi di lavorazione industriale, finendo per accumularsi anche nelle piante. Il rischio di ingresso nella catena alimentare, dunque, aumenta, assorbiti dal sangue con conseguenze che sono tuttora oggetto di numerosi studi scientifici per il loro impatto sulla salute». (fonte www.fondazioneveronesi.it/magazine/articoli/alimentazione/pfas-cosa-sono-e-dove-si-trovano)

Una recente inchiesta di Greenpeace ha studiato e raggruppato il database ISPRA che ospita tutti i risultati delle analisi eseguite dall’ARPA di ogni regione tra il 2019 e il 2022 sulla presenza di PFAS nelle acque di fiumi, laghi e falde sotterranee. Visti i risultati si è giunti alla conclusione che serve una legge per bandire i PFAS.

Ai futuri NO-PFAS auguriamo maggior fortuna degli altri movimenti NO e qualcosa … perché ormai è storia che in Italia, negli ultimi anni, ogni movimento di tal genere ha sempre subito il marchio di essere di contrasto alla scienza oppure di ostacolo al progresso. Lo studio americano sulla carta igienica ci porta in dono la consapevolezza che l’industria non guarda più in faccia nessuno, nemmeno il nostro sedere.

L’apparato industriale ormai produce per se stesso senza avere cura della salute dei suoi consumatori. Assistiamo in ogni campo da Big Data a Big Food ad una inversione delle forze in campo. Nella fase più alta e matura del capitalismo l’individuo era il primo beneficiario della produzione di beni. Da quando l’individuo è stato ridotto a consumatore non possiede alcuna importanza perché ciò che conta non è il beneficiario ma il produttore che estrae dal consumatore tutto quanto gli serve per crescere esponenzialmente. Oggi al consumatore vengono estratti dati, soldi e salute per poi venire gettato via. E’ questo il nuovo usa e getta. Siamo noi. In questa fase il capitalismo assomiglia più ad una piantagione di cotone dell’800 negli USA dove lo schiavo veniva gettato via.

La vicenda dei PFAS utilizzati perfino nella carta igienica ci riporta non alla necessità di una legge ma a ricollocare lo Stato al centro dell’arena commerciale e ripensare come produrre perché, diciamolo a gran voce, non ha senso una casa green, una casa super efficiente (anche se non antisismica) quando all’interno i propri abitanti sono pervasi da PFAS.