RIMINI- Sono tornate le mucillagini nel mar Adriatico, da nord a sud, dalle coste slave a quelle italiane, in maniera più o meno evidente, e per il loro clou di “fioritura” sembra proprio che abbiano scelto le settimane più importanti per la stagione turistica estiva, quelle di agosto, alla vigilia di Ferragosto. E insomma, per quanto gli esperti perdano la voce per dire che non sono pericolose per la salute, la loro presenza massiccia in mare rende difficile fare il bagno in mare, anche ai meno ‘esigenti’: l’idea che danno è quella di immergersi nello “slime”, che piace tanto ai bambini, ma quello delle mucillagini ha un colore verdognolo-giallastro, insomma, poco piacevole.
NELLE LOCALITÀ COLPITE, PRESE D’ASSALTO PISCINE DI HOTEL E STABILIMENTI BALNEARI
Le segnalazioni risalgono all’inizio di luglio ma continuano ad essere avvistate sulla costa italiana, anche in modo più frequente: dall’Abruzzo alle Marche, in Veneto e sulla costa triestina e anche nella Riviera Romagnola. Ma anche le coste al di là dell’Adriatico non ne sono indenni. Sono così prese d’assalto nelle località turistiche le piscine degli hotel o degli stessi stabilimenti balneari che si sono attrezzati, in particolare in Romagna, proprio a causa delle annate in cui le mucillagini hanno dato il meglio di sé, a partire dagli anni ’90. Almeno turisti e residenti possono affrontare il picco della calura dell’estate a mollo, anche se non nell’acqua di mare che, in particolare, a partire dalle ore del giorno più calde, si tingono della fioritura di mucillagine.
L’ESPERTA DI DAPHNE-ARPAE: “FENOMENO NATURALE, TUTTO L’ADRIATICO COINVOLTO”
Il ritorno della mucillagine sulle coste dell’Adriatico è una delle “grane” che vive il settore turistico balneare quest’estate, in Romagna come nelle altre regioni costiere. E sul tema, proprio dalla Romagna, prova a fare chiarezza chi lo studia da anni, Cristina Mazziotti, responsabile della struttura oceaonografica Daphne di Arpae. Come spiega da Rimini, durante la presentazione dei dati sullo stato di salute del mare raccolti dalla Goletta Verde di Legambiente, si tratta di un fenomeno “naturale” le cui cause sono “difficili da spiegare”.
Come Daphne, ricorda, “abbiamo seguito i casi di fine anni ’90, del 2014 e del 2018, che sono stati più pesanti”. Tutto, prosegue, parte a fine giugno da Croazia e Slovenia, dove tra l’altro non ci sono fiumi che sfociano in mare. Per cui, chiosa, occorre essere “cauti” sulla responsabilità dell’entroterra. A portare la mucillagine in Italia ci ha poi pensato la corrente levantina che risale dall‘Albania e sostanzialmente “porta di qua quello che c’è di là”. E infatti “tutto l’Adriatico è coinvolto“.
COSA SONO LE MUCILLAGINI?
Si tratta di escrezioni da fitoplanton, le microalghe cominciano a produrre mucillagine in quantità enorme e i motivi sono difficili da identificare, appunto. Concorre, spiega ancora Mazziotti, uno squilibrio tra valori di acqua dolce e salata, e sono fondamentali venti e correnti. La mattina la mucillagine è sott’acqua e riaffora con il sole per la fotosintesi. Quando poi si deposita, per esempio nelle scogliere da dove è difficile che esca, si crea odore e preoccupazione tra le persone a fare il bagno. Il consiglio di Mazziotti è di “usare il buon senso”, come sempre, la mucillagine è composta di zuccheri e col tempo, “come una fetta di mela”, si ossida.
“FENOMENO IN ATTO MA ABBIAMO SCAVALLATO IL PEGGIO”
Il fenomeno, conclude, è “ancora in atto, è passato nella seconda fase e abbiamo scavallato il peggio“. Certo la preoccupazione resta alta in spiaggia. Per esempio a Cesenatico, in provincia di Forlì-Cesena, è una “grossa criticità”, ammette la vicesindaco Lorenza Fantozzi. Anche perchè “trasferire all’esterno la giusta informazione non è facile”. Si cerca di “capire il problema e sono monitorati gli scarichi. È un fenomeno che può spaventare ma è nella normalità”. Anche a Misano adriatico nel riminese, aggiunge l’assessore all’Ambiente Nicola Schivardi, alberghi e bagnini incolpano gli scarichi e non credono a un fenomeno naturale. Il problema delle mucillagini è “molto complesso”, conferma il presidente regionale di Legambiente Davide Ferraresi, per “una serie di fattori che si combinano, come temperature e quantità di sostanze nutrienti che arrivano dai fiumi”, mentre la correlazione con piogge intense e abbondanti è un “elemento da tenere monitorato ma trovare una correlazione è difficile”, conclude.
QUANDO SE NE ANDRANNO?
Ma la domanda per tutti, dai turisti agli operatori turistici, ai residenti e pescatori è: “Quando se ne andranno le mucillagini?” Prova a dare una risposta il Centro Meteo Emilia Romagna secondo cui “ci sono buone notizie: il fenomeno risulta in generale attenuazione”, anche se, “per una cessazione definitiva bisognerà attendere le prime burrasche che sono più tipiche del periodo autunnale”. Il consiglio è di fareil bagno al mattino, quando “dopo una notte in cui le correnti sono deboli e dirette verso il largo, l’acqua risulta spesso limpida”.
LA MUCILLAGINE RIPRESA DAL SATELLITE
Lo scorso 7 agosto, l’immagine del satellite Sentinel-2 dell’agenzia europea Copernicus mostra sia la mucillagine (in bianco) che la fioritura del fitoplancton (in verde) al largo della costa di Rimini.
NON SOLO GRANCHIO BLU, PER LA PESCA È UNA “NUOVA EMERGENZA”
La presenza massiccia di mucillagine non danneggia solo il turismo. Rappresenta una nuova emergenza per le attività ittiche, danneggia le imbarcazioni e compromette la vita delle specie marine. C’è chi chiede persino un intervento del governo, “per limitare i danni”. È Unci AgroAlimentare per voce di Gennaro Scognamiglio, presidente nazionale. “La sostanza vischiosa –spiega il dirigente dell’associazione di settore del mondo cooperativistico – prodotta da microalghe, durante un naturale processo di aggregazione e decomposizione, prolifera in maniera particolare in presenza di determinate condizioni climatiche, creando addensamenti in superficie e sul fondale. In queste ultime settimane, il fenomeno inizialmente circoscritto ad alcune aree, si sta rapidamente estendendo in tutto l’Adriatico e lo Ionio. Le segnalazioni che ci giungono dai territori si stanno moltiplicando, alimentando forte preoccupazione tra i lavoratori e le imprese del comparto, che appare sempre più in ginocchio. Con l’emergenza Granchio blu tuttora in atto, le difficoltà congiunturali e strutturali della pesca che pesano quotidianamente sull’attività, questa ulteriore criticità pone il settore di fronte ad una insormontabile crisi, nonostante con grandi sforzi si cerchi di risalire la china, anche grazie ad un percorso di rilancio, condiviso con il Ministero dell’Agricoltura. L’attivazione dell’unità di crisi, dunque, appare quantomai opportuna, in questa situazione, per predisporre idonee misure di tutela degli operatori colpiti, considerare l’ipotesi di anticipare la misura di fermo pesca, per i segmenti più esposti, e valutare altre soluzioni volte alla riduzione dei danni”.
Fonte
Agenzia DIRE
www.dire.it