Ad Arezzo, un signore, di professione pastore, ha lanciato in mezzo alla strada, in pieno centro una pecora che era stata dilaniata da un lupo. O almeno lui così ha giustificato il gesto provocatorio.
Secondo questo signore dovevamo e dobbiamo capire che i lupi mangiano le sue pecore, che lui ci perde dei soldi e che noi gli dobbiamo solidarietà, perché lui si sente abbandonato ed è solo in questa lotta per difendere il suo reddito.
Sicuramente fare il contadino ed il pastore, un mestiere tra i più nobili del mondo, non è facile oggi. Il cambiamento climatico, la globalizzazione hanno fatto arrivare nel mercato italiano prodotti alimentari a minor costo, perchè nei paesi extraeuropei non ci sono le regole che dettano le modalità di allevare e coltivare come da noi. Il continuo aumento dei costi delle materie prime, potremmo continuare, rendono il settore agroalimentare molto martoriato.
Però come hanno denunciato i contadini con le marce dei trattori in queste settimane i problemi sono complicati. Per risolverli non bastano nemmeno le politiche nazionali.
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Allora quel gesto di lanciare una pecora in mezzo alla strada ha avuto un senso? Secondo me no. Anzi allontana grande parte dell’opinione pubblica, che in altro modo invece potrebbe essere vicino agli allevatori.
Difendere il gregge dai lupi è una pratica antica. C’è un ciclo in natura che vede il perpetuarsi di una catena alimentare che trova proprio nell’equilibrio naturale la legge della nostra evoluzione. L’uomo pastore, dopo avere preso tutte le misure possibili, se il lupo mangia la pecora, ha diritto di chiedere alle istituzioni gli indennizzi e gli aiuti necessari. Le istituzioni devono, a sua volta, aiutare gli allevatori, con contributi e mezzi tecnici.
Non sono un contadino e non so se i contributi e gli aiuti sono sufficienti al modo degli agricoltori e degli allevatori. Di sicuro non si può chiedere alle istituzioni di autorizzare il singolo pastore a farsi giustizia da solo. Cioè autorizzare la caccia armata dei lupi. Siamo nel terzo millennio e questi modelli non possono essere considerati interventi civili.
Un società civile deve avere istituzioni che governano l’equilibrio della ‘ambiente nel rispetto dei principi civici. Quando si autorizzano parti di società, come la lobby dei cacciatori, ad immettere cinghiali sul territorio per il solo motivo di abbatterli per sport, si fanno disastri. La proliferazione degli ungulati è figlia di queste politiche insensate.
Il lupo ha una funzione naturale, la pecora deve vivere e può donare il suo latte, il contadino può guadagnare vendendo il formaggio. Ma non si può ammettere gesti così lugubri, tesi a legittimare che tutto è lecito: anche farsi giustizia da soli. Perché il lupo mangia la pecora solo per fame e l’uomo non può rimangiarsi il senso civico, anche se riceve danni materiali.
Uff. Stampa
Alessandra Capogreco
Enpa Arezzo