“L’ordinanza regionale non ferma l’escalation dei danni, delle aggressioni e degli incidenti che causano purtroppo anche vittime e che sono il risultato della incontrollata proliferazione degli animali selvatici, con il numero dei cinghiali presenti nella nostra regione che supera i 450 mila, almeno 20 cinghiali per ogni 100 ettari di territorio”.
E’ quanto afferma il presidente di Coldiretti Arezzo Lidia Castellucci in riferimento alla necessità di riprendere l’attività venatoria anche nella provincia di Arezzo a differenza di quanto comunicato con l’ultima ordinanza regionale firmata ieri sera dal Presidente Giani sulle regole per uscire dal proprio comune.
“Quello dei cinghiali è un problema con il quale anche nella nostra provincia – spiega il Presidente Castellucci – facciamo i conti quotidianamente, oltre a mettere a rischio la sicurezza sulle strade e intorno alle abitazioni, con un drammatico bilancio anche in termini di perdite di vite umane, gli animali selvatici distruggono i raccolti agricoli e sterminano gli animali allevati, una situazione che costringe ormai le aziende a lasciare i terreni incolti, stravolgendo l’assetto produttivo delle nostre campagne”.
A preoccupare sono anche i rischi per la salute provocati dalla diffusione di malattie come la peste suina. Un pericolo denunciato recentemente dalla stessa virologa Ilaria Capua che ha parlato del rischio effetto domino se oltre al Coronavirus, la peste suina passasse in Italia dagli animali selvatici a quelli allevati.
“Il blocco di tutta l’attività di caccia rischia dunque di avere serie ripercussioni sul contenimento delle specie invasive – commenta Castellucci – la difesa dell’agricoltura e la sicurezza delle persone. L’emergenza cinghiali va affrontata con il ricorso agli abbattimenti, soprattutto incaricando personale specializzato per ridurne il numero.
La proliferazione senza freni dei cinghiali – conclude il Presidente – sta mettendo anche a rischio l’equilibrio ambientale di vasti ecosistemi territoriali anche in aree di elevato pregio naturalistico, ci auspichiamo che la Regione Toscana possa rivedere con una nuova ordinanza le limitazioni imposte ad oggi”.