di Stefano Pezzola
Un tempo triste e sciagurato di un’epidemia da virus che si è ormai irrimediabilmente trasformata in pandemenza.
Una evidente e per certi versi curiosa forma di rimbecillimento diffuso che – omettendo i leoni da tastiera – ha certamente colpito il professore nel bresciano che ha scritto una lettera indirizzata all’ufficio scolastico territoriale negando l’esistenza del virus SARS COV-2.
Ma che ha anche e soprattutto colpito la gran parte degli italiani, da mesi in preda ai fumi di una tragica parodia che ha assunto l’aspetto di un controcanto stonato e fastidioso.
Un controcanto narrativo che purtroppo non ha piu’ neppure la capacità di suscitare il riso, piuttosto svela questi tempi vuoti e privi di razionalità.
Tamponi ai bambini ad ogni starnuto.
Test molecolari e antigenici continui e logoranti per avere il sacrosanto diritto di andare a lavorare.
Sindrome della capanna che rappresenta il contraccolpo psicologico delle esperienze degli ultimi 24 mesi che ha colpito piu’ i giovani che gli anziani.
Il vaccino mRNA – venduto commercialmente dentro una narrazione senza contraddittorio e dibattito scientifico – come unica e sola soluzione.
Parola d’ordine? Instillare quotidianamente gocce di paura.
Ma la paura potrebbe essere un’emozione potente e utile.
È stata selezionata dall’evoluzione della specie umana per permettere di prevenire i pericoli ed è quindi funzionale a evitarli.
Però funziona bene se è proporzionata ai pericoli.
Così è stato fino a quando gli uomini avevano esperienza diretta dei pericoli e decidevano volontariamente se affrontarli oppure no.
Oggi – dobbiamo prenderne atto – molti pericoli non dipendono dalle nostre esperienze.
Ne veniamo a conoscenza perché descritti dai media ed ingigantiti dai messaggi che circolano sulla rete.
Si ha una paura folle, incontrollata dei fenomeni sconosciuti, rari e nuovi.
E alla la diffusione del SARS COV-2 è stata raccontata proprio con queste caratteristiche.
Farsi prendere da questo folle contagio collettivo del panico ci porta a ignorare i dati oggettivi e la nostra capacità di giudizio si affievolisce sempre di piu’.
Moltissimi italiani vivono di ansia – taluni di odio – e questo genera ancora maggiore stress e comportamenti del tutto irrazionali che rasentano la follia.
E’ un fenomeno collettivo e non personale.
Un adesione collettiva alla narrazione dominante che ha portato a credere che i bambini possano essere vettori di un virus e quindi letali per i propri familiari.
Con una vaccinazione alle porte nella fascia di età 5-11 anni ed una imminente – non oltre il febbraio 2022 – che arriverà anche alla fascia di età 6 mesi – 5 anni.
Pensieri compulsivi che nascono da egoismo che nulla ha a che vedere con quello quotidianamente additato ai NoVax.
Un egoismo becero di coloro che ormai non lo ammettono neppure piu’ perché la colpa è sempre degli altri.
Perché – ricordiamolo bene – l’egoismo non consiste nel vivere come ci pare ma nell’esigere che gli altri vivano come pare a noi.
“Non sono egoista. Sono un altruista che si è specializzato su se stesso” la frase che può sintetizzare la posizione dei paladini della vaccinazione tour court, di coloro che non ammettano e contemplano che Vi possano essere altre strade da percorrere, che ci sono altre strade percorribili da molti mesi.
E se “l’egoismo consiste nel fare la propria felicità dall’infelicità di tutti gli altri” oggi intravedo moltissime persone che non riescono neppure ad ammettere a se stessi – dopo due o tre dosi del farmaco mRNA che non sono andate per il verso giusto – che qualcosa non va.
Dobbiamo decidere, adesso.
O i diritti fondamentali esistono e sono inviolabili, oppure non esistono per nulla e sono mere concessioni del potere.
E capiamoci una volta per tutte, la scelta di non vaccinarsi non comporta un danno per gli altri.
Il grande equivoco è che continuiamo a sostenere che i farmaci sperimentali mRNA funzionano, magari funzionano ma non per quello che ci è stato raccontato e promesso.
Quindi, se ti vaccini e hai una copertura dal virus, perché mai dovresti aver paura degli altri – tra l’altro pochissimi – non vaccinati?
Una persona protetta dal vaccino dovrebbe avere poco da temere da un non vaccinato.
Onde per cui, il comportamento di chi non si vaccina non può essere considerato lesivo dei diritti altrui, poco altro da aggiungere.
Chi vuole può tutelarsi con questa modalità ma dovrebbe avere anche il diritto di poter scegliere con quale tra i molti vaccini disponibili, senza per forza farsi iniettare un farmaco scelto da altri, magari anche con bizzarri cocktail dei quali sfido chiunque a mostrare evidenze scientifiche che ne valutino le conseguenze.
Ma quando qualcuno impone qualcosa a qualcun altro, il secondo non è più un uomo libero.
Inutile negarlo.
C’è stata una scelta politica precisa, quella di puntare solo su una delle varie risposte possibili, i farmaci mRNA.
Ma la medicina deve essere misurata su persone tra loro molto diverse.
O invece in ragione di un ben preciso calcolo politico, ci considerano tutti identici, e in tal modo si sta scivolando verso logiche totalitarie giustificate da quella che viene chiamata “la scienza” con la s minuscola?
La ricerca scientifica autentica vive di dibattiti e cresce attraverso autentiche rivoluzioni, come furono quelle di Galileo oppure Einstein, che dissero cose del tutto eretiche rispetto alle opinioni degli altri studiosi in quel momento.
Nei regimi totalitari il potere non si limita a comandare, ma punta a conquistare il cuore e la mente dei suoi cittadini.
Il vero trionfo del potere non è la passiva obbedienza, ma l’attiva partecipazione.
E nel nostro Paese la gran parte dei cittadini ha deciso di partecipare attivamente anche all’ostruzionismo di potersi confrontare con buon senso e dati alla mano sugli eventi avversi.
Siamo di fronte a una prospettiva dogmatica e bigotta, che condanna sul piano morale ogni dissenziente.
Ho il timore che abbiamo superato il Point of Unknown Return.