Poste Italiane archivia un trimestre da record. Il Consiglio di Amministrazione di Poste Italiane Spa presieduto da Maria Bianca Farina ha approvato i risultati finanziari del primo trimestre 2021. Risultati straordinari rappresentati da un aumento del 46% dell’utile netto pari a 447 milioni di € e ricavi che sono pari a 2 miliardi e 900 milioni di €. In questo ambito, i ricavi da corrispondenza, pacchi e distribuzione hanno fruttato 917 milioni di € con una crescita record dei volumi di pacchi da aziende e privati. Forte aumento anche per i servizi assicurativi, pari a 496 milioni di € con un aumento del 40%.
Ovvia la soddisfazione dell’Amministratore Delegato e Direttore Generale Matteo del Frate che parla “di aver conseguito una performance finanziaria solida, forte incremento dei ricavi da pacchi, continua crescita dei pagamenti con carta e costante sviluppo dell’attività assicurativa. Continuiamo ad evolverci in un mondo che cambia, fornendo nel contempo tutti i nostri servizi con un’attenzione costante alle preferenze ed esigenze dei nostri clienti”.
Che cambiamento rispetto rispetti agli anni 60/70, quando in piena opera di ricostruzione post bellica venne attuata dai governi di allora tutti a conduzione DC una politica che per evitare tensioni e scontri di piazza era una sorta di patto sociale. Assunzioni nella Pubblica Amministrazione, Poste, Ferrovie dello Stato, in cambio di basse retribuzioni e poca produttività. Il tutto con un numero di persone spropositato alle reali necessità. Basti pensare che negli anni 80 solo per il personale delle Poste Italiane si spendeva oltre il 90% del fatturato e per giunta con i servizi che non funzionavano.
Poi, come purtroppo succede spesso in Italia, si passò da un sistema troppo “favorevole” ad uno troppo rigido. Poste Italiane diventò una S.p.A. con un bilancio da rispettare e come Amministratore Delegato venne nominato Corrado Passera. Le direttive che aveva avuto erano soltanto quelle di diminuire il deficit. Furono apportati continui tagli alle spese superflue e ci furono drastici tagli al personale che fu diminuito in quattro anni di oltre 20.000 unità. Il tutto portò inevitabilmente a delle tensioni con i sindacati che lamentavano superlavoro, diminuzione di diritti e addirittura casi di mobbing per costringerli ad abbandonare il lavoro.
Con la successiva gestione di Massimo Sarmi che restò al timone di Poste Italiane per oltre 10 anni si puntò invece ad una modernizzazione della struttura e ad una implementazione di servizi. Sono di quegli anni la creazione di Posta Certificata, Postepay, Poste Mobile ecc.
Inoltre, si puntò molto sui servizi finanziari (bancari e assicurativi) che operarono un vero risanamento finanziario mantenendo anche i servizi tipici delle Poste come la consegna di corrispondenza e pacchi, pagamenti dei bollettini postali ecc.
Oggi sono presenti sul territorio nazionale oltre 12.000 sportelli postali che offrono servizi bancari ed assicurativi, pagamento bollettini, servizi di corrispondenza e di consegna veloce dei pacchi.
Certamente anche nelle Poste Italiane ci sono delle carenze, pochi Postamat, personale che sull’informazione finanziaria non sempre è all’altezza delle richieste dei clienti, talvolta poca organizzazione.
Ma è stato attuato un grande cambiamento. E quello che era un baraccone con troppi impiegati e che faceva perdere migliaia di miliardi delle vecchie lire allo Stato e quindi alla comunità, è diventato uno degli interlocutori finanziari e assicurativi che danno un servizio ai cittadini facendo incassare tramite la cedola annuale un importo consistente alle casse dello Stato.
Basti pensare che nell’anno 2020 lo Stato ha incassato una cedola di oltre 200 milioni di € dal momento che il MEF ne è il maggior azionista. Non male se consideriamo che quando Poste Italiane era un’azienda autonoma agli inizi degli anni 90 aveva accumulato negli anni debiti per oltre 4.000 miliardi delle vecchie lire.
Articolo scritto da Mauro Marino
Nato a Peschiera del Garda
Esperto in economia