di Laura Privileggi
Pian di Scò (AR): 1637 chilometri tutti da sola guidando il suo furgone fino in Polonia con un carico di viveri e di solidarietà.
“Al confine con l’Ucraina ho visto donne con bambini scendere dai pullman con la disperazione e la forza dipinte in volto”.
La prima cosa che ti colpisce quando la conosci sono i suoi occhi azzurri e vivaci. Parla con disinvoltura come se tutto quello di cui si occupa da molti anni rientrasse nella normalità di ogni giorno per qualsiasi persona comune. Veste in tuta, niente velo, niente abito monacale. Aspetto dinamico e cortese.
Ti viene incontro con un sorriso e con una sigaretta in mano nel cortile della chiesa di San Miniato, circondata da fiori, rose, rosmarino in fiore, rondini che volano sopra la nostra testa laboriose più che mai, impegnate a cinguettare e a portare insetti ai rondinotti che aspettano impazienti nei nidi costruiti sotto al cornicione della canonica. Siamo le rondini di Suor Lucia, sembra dicano, una suora di frontiera, ex operaia in fabbrica per trent’anni ed ex sindacalista.
Anche se, un lungo viaggio proprio pochi giorni fa Suor Lucia l’ha fatto, accompagnata soltanto da una ragazza della casa famiglia. Partenza il 24 marzo e ritorno il 27 marzo.
Viaggio organizzato dal comitato Ukrain – Aid. Una decisione presa al volo, ha guidato il suo furgone fino in Polonia per portare aiuti umanitari, 1637 kilometri in 15 ore e 51 minuti. Prima tappa a Katowice al confine con l’Ucraina, seconda tappa a Tomaszow Lubelski quasi a Leopoli:
Come racconta Suor Lucia, una bolla di sapone può riportare la gioia negl’occhi di un bambino ucraino impotente e impaurito lungo la rotta dei profughi , mentre scende dal pullman appena arrivato in Polonia, salvo, stringendo la mano di sua madre. Le bolle di sapone lo rincuorano per un attimo, è un’immagine estrapolata dall’esperienza del viaggio di Suor Lucia che ci ripaga da tutte le atrocità della guerra.