di Eleonora Francini
Un male decisamente incurabile: il mondo ha sempre più fame. Dopo anni in cui si erano registrati alcuni, seppur lenti, progressi, oggi purtroppo la situazione torna ad essere allarmante. Come evidenziano i dati del rapporto Cesvi, secondo l’Indice Globale della Fame 2021, infatti, in 47 Paesi in particolare la fame resta elevata e le possibilità di porre un freno e ridurla, come previsto dall’obiettivo Fame Zero fissato dalle Nazioni Unite entro al 2030, sono scarse.
In cosa consiste “Fame Zero”? Nel settembre del 2015, i 193 Paesi membri dell’ONU hanno concordato un piano d’azione stilando ben 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile per migliorare la vita delle persone entro il 2030. L’Obiettivo 2, Fame Zero, è un impegno a mettere fine alla fame, raggiungere la sicurezza alimentare, migliorare la nutrizione e promuovere l’agricoltura sostenibile. Una dichiarazione forte, dunque: il desiderio di estirpare la fame e la povertà in tutto il mondo.
Questa volontà, però, come tanti altri impegni sottoscritti, è rimasta disattesa. Nello specifico, la fame è stata classificata grave in 37 Paesi e quelli con i livelli di fame più alti del mondo (sono nove, tra i quali Repubblica Centrafricana, Repubblica Democratica del Congo, Sud Sudan, Yemen e Siria.
Secondo il rapporto Cesvi, i conflitti armati rimangono la causa principale, avendo un impatto devastante sui sistemi alimentari poiché ne pregiudicano ogni aspetto, dalla produzione al consumo. Anche la pandemia e la crisi economica mondiale, poi, hanno peggiorato una situazione già grave. Secondo la FAO, per effetto del Covid, nel 2030 le persone denutrite aumenteranno: saranno 657 milioni, circa 30 milioni in più.
C’è anche molto di più: crisi climatiche che danneggiano il raccolto e il bestiame, igiene precaria e malattie (HIV, tubercolosi, malaria, morbillo, diarrea), tecnologia arretrata, alto tasso di analfabetismo e soprattutto lo sfruttamento storico che hanno dovuto subire alcuni popoli per centinaia di anni.
Asia e Africa restano le regioni più colpite, con la seconda ad essere l’unica regione del mondo per la quale si prevede un aumento delle persone denutrite da qui al 2030, anno in cui si stima potrebbero essere alla pari con l’Asia.
Oltre alle utopie previste dell’Agenda 2030 ci sarebbe bisogno d’immediate azioni concrete per poter trasformare i “bei desideri” in realtà concrete.