Giorno della memoria: “Tre Pietre per ricordare la famiglia di origine triestina, Melauri”

di Laura Privileggi

L’opera è dell’artista tedesco Gunter Demnig. Le sue pietre, le stolpersteine, ovvero pietre d’inciampo,  sono  presenti in tutta Europa:  “L’installazione di ogni pietra è un processo doloroso ma anche positivo, perché rappresenta un ritorno a casa, almeno della memoria di qualcuno”.

Le tre pietre d’inciampo  verranno collocate  durante la cerimonia che si svolgerà il prossimo  del 27 gennaio alle 10.30 in località Brollo. Si ricorderanno nell’occasione  Paolo Melauri, la moglie Lea Melauri e la madre di quest’ultima Margherita Prister, la famiglia di origine triestina che, sotto la pressione delle leggi razziali introdotte dal regime fascista, trovò riparo nella campagna figlinese, dalla quale venne però strappata il 23 dicembre 1943 per essere condotta nelle carceri fiorentine e quindi deportata ad Auschwitz.

Lì, tutti e tre furono assassinati dalla mortale macchina nazista.

Il Comune di Figline e Incisa Valdarno celebra il Giorno della Memoria con la cerimonia pubblica di collocazione delle Stolpersteine, organizzata dall’Ufficio di Presidenza del Consiglio comunale, che si terrà giovedì 27 gennaio alle ore 10.30 in località Brollo, davanti a quella che fu l’ultima abitazione dei Melauri. Saranno le prime Pietre d’inciampo collocate in Valdarno.

Saranno presenti gli studenti delle scuole superiori di Figline Incisa, interverranno Federico Cecoro, presidente del Consiglio Comunale, Giulia Mugnai, sindaca di Figline e Incisa Valdarno, Brett Lalonde, vicepresidente della Comunità ebraica di Firenze e Cristoforo Ciracì, presidente della sezione Anpi “Aronne Cavicchi” di Figline. A seguire, le letture di Patrizia Mazzoni e Miriam Bardini di Agita Teatro e l’esibizione al violino di James Francioni della Scuola di Musica Schumann di Figline.

Le pietre d’inciampo, Le Stolpersteine sono un’iniziativa dell’artista tedesco Gunter Demnig, il quale dal 1992 realizza dei piccoli blocchi di pietra della dimensione di 10 centimetri per lato, simili a dei sampietrini, ciascuno dedicato a una persona deportata nei campi di sterminio nazisti tra il 1933 e il 1945. Su ciascuno dei blocchi c’è una targa in ottone sulla quale sono incisi il nome del deportato, la sua data di nascita, il giorno e il luogo di deportazione, la data di morte. Le Pietre vengono poi incastonate sul marciapiede o sul selciato davanti alla porta dell’ultima casa in cui questa persona ha vissuto liberamente. Ad oggi ne esistono più di 75mila in oltre 2.000 località d’Europa, cifre che fanno delle Pietre d’inciampo il più grande monumento diffuso del continente.

Ogni pietra è realizzata a mano da Gunter Demnig e rappresenta solo la parte più visibile di un processo di ricerca sulla vicenda delle persone alle quali le Pietre sono dedicate, condiviso con le famiglie e accompagnato da una puntuale raccolta di testimonianze, con l’obiettivo di costituire un grande archivio biografico delle vittime dello sterminio nazista, corredato da notizie, storie e fotografie. Una volta posata, la targa rappresenta tanto una commemorazione personale quanto un invito alla riflessione rivolto a tutte le persone alle quali, anche per caso, capiterà di imbattersi – di “inciampare”, appunto – nelle Pietre. Sarà anche un’occasione per ricordare la vicenda dei figli di Paolo e Lea, Tullio e Aldo Melauri, che riuscirono invece a salvarsi fuggendo pochi attimi prima dell’arresto. Tullio rimase in Italia dopo il matrimonio e non ha lasciato eredi, mentre Aldo riparò in Israele dove prese il nome ebraico di Eldad Hadar.