questione ospedali da campo e risponde alle parole del Direttore Generale della Toscana
sud est Antonio D’Urso.
Mercoledì scorso, alla conferenza dei sindaci di tutta l’aslona, il Comune di Arezzo ha proposto formalmente di interrompere la politica sanitaria che dall’inizio della pandemia si basa nel progressivo smantellamento dei presidi ospedalieri territoriali. Abbiamo proposto, ripeto, la necessità di valutare l’utilizzo di strutture sanitarie straordinarie – da campo – perché ciò che serve sono nuovi posti, e non posti sottratti ad altri.
A questa proposta che è di politica sanitaria, circa la quale ho tutte le competenze del caso, non mi si risponde per tramite di un comunicato stampa bocciando una possibilità che si impone alla luce di un’emergenza sanitaria lunga e crescente che mette in discussione il modello con il quale si è inteso affrontarla fino ad oggi. Modello forse corretto in una prima fase, irricevibile da ora in avanti. La pervicace negazione aprioristica di questo tipo di soluzione ad un problema reale, dunque, sottende ben altro disegno, e qualcuno ne renderà conto nelle sedi opportune.
Quanto alla disponibilità dell’amministrazione comunale, è bene che si tenga a mente che sono nel mio pieno diritto di tutelare, seguire, contattare i miei concittadini colpiti dalla pandemia, alla luce delle molte segnalazioni di disservizi e scarse comunicazioni, anche per inefficienza dell’Azienda, disservizi già noti al Direttore Generale, e liquidati con un “non è competenza nostra”. Siamo stati i primi a riconoscere la eccezionalità della situazione, ma non siamo disposti ad accettare che questa eccezionalità venga vissuta in maniera ordinaria impedendo a questa amministrazione di dare un contributo nell’interesse dei propri cittadini.
E’ sotto gli occhi di tutti che il sistema è sottoposto ad un eccesso di stress, sono sotto gli occhi di tutti le difficoltà organizzative e funzionali, e pertanto non è tollerabile un atteggiamento di chiusura a proposte alternative e ad un aiuto di cui il sistema sanitario ha evidentemente bisogno. Non c’è nulla di male a cambiare metodo e ad accettare il supporto di una amministrazione comunale, che ha sempre dato, anche formalmente, disponibilità a collaborare, c’è molto invece di male a non ammettere le oggettive difficoltà volendo dimostrare una grandezza di sistema che non c’è e che, se c’era, è ampiamente superata.
E per concludere consiglio al Direttore D’Urso di imparare a prendersi le sue responsabilità, perché se è vero che lo stipendio glielo paga il Presidente Giani, è pur vero che il giudizio sul suo operato non lo da’ il sindaco, ma i cittadini.”