L’area di Gargonza, nota per la bellezza del paesaggio e il pregio delle foreste che la caratterizzano è stata teatro di una estesa e complessa indagine che ha avuto ad oggetto le utilizzazioni boschive recenti e passate.
L’attività in questione, sorta a seguito di iniziali segnalazioni poi corroborate da verifiche da parte dei Carabinieri della Procura di Arezzo ha portato alla luce l’esistenza di un significativo aumento dei tagli boschivi e di un contestuale anomalo utilizzo di alcune superfici forestali per la produzione industriale di cippato di legno.
Situazione, questa, che ha indotto l’A.G. ad avviare una ispezione su vasta scala per verificare l’entità e la qualità degli interventi in bosco, le eventuali autorizzazioni concesse e la conformità di quanto realizzato rispetto ai dei progetti presentati dai richiedenti nelle dichiarazioni/autorizzazioni di taglio.
L’indagine, affidata al Comando del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi unitamente alla Sovrintendenza di Arezzo, all’Unione dei Comuni Montani del Pratomagno e all’Ufficio tecnico del Comune di Monte S. Savino, ha passato al setaccio migliaia di ettari di foreste e fatto emergere delle attività poste in essere in bosco che, secondo la tesi accusatoria, oltre a non essere esercitabili in tali contesti in quanto permesse solo all’interno di stabilimenti autorizzati, hanno impattato negativamente sull’equilibrio dell’ecosistema forestale, mutando, talvolta, anche la visuale paesaggistica di aree di pregio.
In particolare invece di svolgersi operazioni di solo taglio con contestuale sporzionamento e asportazione del legname, cosi come previsto dalla normativa di settore, venivano aperte intere radure e realizzate nuove strade a servizio delle stesse funzionali a degli stabilimenti mobili approntati, in assenza di qualsivoglia autorizzazione edilizia, paesaggistica e ambientale per la sola produzione, stoccaggio e movimentazione del cippato di legno.
In ragione di quanto sopra, a una nota impresa specializzata nel settore forestale a cui vanno ricondotti gli interventi più importanti e massivi verificatisi nella zona di Giglioni, sono stati contestati numerosi reati che vanno dalla messa in esercizio di uno stabilimento in assenza di autorizzazione, alle emissioni diffuse in atmosfera senza autorizzazione, al cambio di destinazione d’uso del suolo fino allo smaltimento illecito di rifiuti liquidi prodotti dagli stoccaggi di cippato lasciati esposti alle intemperie.