di Laura Privileggi
Il tradizionale appuntamento del 2 giugno torna dopo due anni, una festa interrotta a causa della pandemia. L’evento è stato sottolineato da tanta musica classica, lirica e contemporanea.
Dulcis in fundo, “Il canto degli italiani” ovvero l’inno d’Italia di Goffredo Mameli scritto il 10 settembre 1847. A conclusione della serata non potevano mancare i tradizionali fuochi d’artificio tricolori.
Dicevamo, una serata particolare, con tante note musicali nell’aria: Giuseppe Verdi, Giacomo Puccini e Georges Bizet, considerati tra i più suggestivi compositori dell’ 800, fino ad arrivare al gran finale con l’Inno d’Italia.
È stato un ritorno alla tradizione per le celebrazioni della Festa della Repubblica a Figline, la cerimonia organizzata dall’Ufficio di presidenza del Comune di Figline e Incisa Valdarno.
Di nuovo in presenza, con un grande e partecipato evento di piazza dopo due anni di festeggiamenti in forma ristretta a causa della pandemia.
Hanno aperto la serata, i saluti istituzionali della sindaca Giulia Mugnai del presidente del Consiglio comunale e del vicepresidente del Consiglio superiore della Magistratura, David Ermini.
Sul palco, la Filarmonica di Loro Ciuffenna diretta dal Maestro Orio Odori che, al clarinetto, si è esibito anche come membro dell’Harmonia ensemble, insieme a Damiano Puliti al violoncello e Alessandra Garosi al pianoforte. Con loro, il Coro del Teatro Garibaldi diretto dal maestro Alessandro Papini e il mezzosoprano Eva Mabellini per un programma di musica classica, lirica e contemporanea che ha preceduto i fuochi d’artificio della Pirotecnica Soldi. Anche il Circolo fotografico Arno si è prodigato con le sue foto a riprendere i momenti salienti della serata. Una associazione di volontariato culturale senza scopi di lucro con la passione della fotografia.
“Tornare a festeggiare in piazza ha sottolineato la sindaca Giulia Mugnai, significa ritrovare il senso pieno della Festa della Repubblica, uno dei momenti civili più solenni, che ci unisce, come cittadini e come comunità, nel nome dei valori della Costituzione italiana. Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nel suo discorso del 2 giugno di un anno fa, disse: “questo è tempo di costruire il futuro”. Ritrovarsi in piazza potrà davvero segnare un nuovo inizio anche per la nostra collettività, con l’auspicio che la fase dell’emergenza lasci il passo a una stagione di condivisione, senso di appartenenza e diritti, secondo il dettato sempre attuale della nostra Carta costituzionale”, ha detto il presidente del Consiglio comunale.
“È una forte emozione ritrovarsi in questa piazza dopo due anni e mezzo così difficili. Significa rivedersi, riabbracciarsi, riscoprire i sorrisi e le espressioni del volto. Ma significa anche qualcosa di più. Dopo un periodo buio di paure e disorientamento, essere qui oggi vuol dire ritrovarsi uniti nella Repubblica e nei valori della Costituzione, il testo in cui continuiamo a trovare le parole di cui abbiamo bisogno. La nostra Costituzione è così potente perché rappresenta, ancora oggi, una promessa di futuro. È su quelle parole, su quei valori, sui diritti del lavoro, dell’istruzione, dei diritti sociali che dovremo costruire il nostro impegno per il futuro”.