In queste ore è in atto il trasferimento presso le carceri italiane (Civitavecchia e Prato le destinazioni prescelte) dei due catturandi arrestati in Germania e in Albania negli scorsi mesi di Ottobre e Novembre 2020. I due malviventi erano tra quelli destinatari di provvedimento custodiale nell’ambito dell’operazione convenzionalmente denominata “RICAVO”, conclusasi con il blitz condotto il 7 ottobre in varie località del Valdarno dai Carabinieri di San Giovanni Valdarno.
All’epoca, per sottrarsi alla cattura, i due indagati si erano rifugiati in Germania e in Albania, rispettivamente a Monaco di Baviera e a Valona. Il soggetto rifugiatosi di là dall’Adriatico era stato localizzato e catturato nel volgere di poche ore, grazie al perfetto coordinamento investigativo tra i Carabinieri di San Giovanni Valdarno e il collaterale organo di polizia albanese. L’uomo – di origini albanesi – aveva cercato di far perdere le proprie tracce sfruttando la rete di conoscenze di cui ancora disponeva nella propria terra natale, nascondendosi a Valona, un’importante città portuale di circa 200mila abitanti, nell’Albania meridionale.
Più arduo era stato rintracciare l’atro fuggitivo. Si tratta in questo caso di un pregiudicato cinquantenne, originario della provincia di Napoli, che, appena qualche giorno prima dell’operazione, aveva lasciato il territorio italiano. Già le prime acquisizioni investigative avevano consentito agli investigatori del Nucleo Operativo di formulare ipotesi sulla possibile presenza del catturando in Germania. Inizialmente, si pensava si fosse spostato in una cittadina nei pressi di Francoforte, dove avrebbe provato ad impiantare delle attività economiche. Le successive investigazioni, svolte in cooperazione col collaterale organo di polizia tedesco, grazie al coordinamento del Servizio di Cooperazione Internazionale di Polizia, avevano infine consentito di localizzare l’uomo e trarlo in arresto a Monaco di Baviera, presso la locale stazione centrale, ove era in attesa di un treno al binario 14-15 della stazione ferroviaria.
Adesso, nei prossimi giorni, i due indagati saranno messi a disposizione dell’Autorità Giudiziaria di Arezzo. Si potrebbe trattare di un momento di importante approfondimento investigativo, che potrebbe aggiungere elementi cruciali al quadro indiziario già messo insieme dai Carabinieri della Compagnia di San Giovanni Valdarno con l’indagine “RICAVO” (il riferimento è sia agli ingenti proventi dell’attività di spaccio, sia all’omonima località della frazione Levane di Montevarchi, ove era ubicato il quartier generale della consorteria investigata), che il 7 Ottobre scorso aveva portato alla disarticolazione di un sodalizio di soggetti gravemente indiziati, a vario titolo, per i reati di concorso continuato e aggravato in detenzione ai fini di spaccio di ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti del tipo “cocaina” e “marijuana”, approvvigionate per il tramite di canali, perlopiù di nazionalità albanese, radicati in varie località della Toscana.
Al vertice del sodalizio, un pregiudicato di origini lucane, con alle spalle già svariate condanne per delitti concernenti gli stupefacenti, trapiantatosi nel Valdarno alla fine degli anni 80, in seguito all’uccisione, in circostanze violente, del padre. L’operazione denominata “RICAVO” arrivava all’esito di due anni di indagini, nel corso dei quali i Carabinieri della Compagnia di San Giovanni Valdarno avevano compiuto 11 arresti in flagranza di reato (di cui 5 per spaccio di sostanze stupefacenti, e 6 per furto aggravato). Infine, i 9 provvedimenti cautelari emessi dalla Sezione G.I.P. del tribunale di Arezzo, eseguiti nella notte tra il 6 e il 7 ottobre.