a cura di Roberto Fiorini
E’ uno dei rari casi, e per questo prezioso, nel quale il titolo in italiano di un best seller internazionale è a mio parere migliore dell’originale.
Come dividere una pesca è il romanzo di Noor Naga edito da Feltrinelli uscito in lingua inglese nel 2022 con il titolo If an Egyptian Cannot Speak English.
Si tratta del romanzo vincitore del Graywolf prize for African fiction, del Center for Fiction First Novel Prize, finalista al Scotiabank Giller Prize. Miglior libro del 2022 per Time, Kirkus, Bookforum e BuzzFeed.
Noor Naga è una scrittrice canado-egiziana che non conoscevo, nata a Philadelphia e cresciuta a Dubai.
Ha studiato a Toronto e ora vive al Cairo.
I suoi lavori sono stati pubblicati su Granta, LitHub, Poetry, BOMB, The Walrus, The Common, The Offing e altre prestigiose testate.
Nel 2017 ha vinto il Bronwen Wallace Award for Poetry e nel 2019 ha vinto sia il RBC/PEN Canada New Voices Award che il DISQUIET Fiction Prize.
Il suo romanzo in versi Washes, Prays è stato pubblicato da McClelland & Stewart nel 2020.
Ha vinto il Pat Lowther Memorial Award e l’Arab American Book Award ed è stato inserito dalla CBC tra le migliori opere poetiche canadesi del 2020.
Il nuovo romanzo di Noor Naga – Se un egiziano non può parlare inglese che conferma come detto l’azzeccata decisione di modificarlo in italiano con Come dividere una pesca – inizia con un incontro.
Terminata la primavera araba, due sconosciuti, che rimangono senza nome per la maggior parte del libro, siedono l’uno accanto all’altro in un caffè del Cairo.
Lei è egiziana americana laureata alla Columbia University, proveniente da una famiglia benestante.
È la sua prima volta in città, ma afferma che il suo arrivo è il suo ritorno, anche se si chiede come significhi tornare in un posto in cui non si è mai stati.
È venuta al Cairo per ritrovare le sue radici, come le ricorda sua madre.
Lui viene dal villaggio di Shobrakheit e si è trasferito nella capitale anni prima, dopo che la sua amata nonna si è suicidata.
Era presente durante la rivoluzione, lavorava come fotografo, documentando quella che sperava fosse la nascita di un nuovo mondo, ma ora è amareggiato, dipendente dalla cocaina e vive in una baracca.
Instaurano rapidamente una relazione dopo il loro primo incontro.
C’è tenerezza, complicità ma anche una ricerca esistenziale nel quale uno usa l’altro.
Entrambi stanno cercando il loro equilibrio sulla scia di fallimenti personali e umiliazioni.
Lui lascia la sua baracca e si trasferisce nel bellissimo appartamento di Lei.
Nel frattempo, la fa sentire meno straniera in quel paese mostrandole dove comprare verdure fresche e carne senza vermi.
Per Lei prendersi cura di lui placa la vergogna per aver perso i giorni della rivoluzione.
Attraverso due personalità molto diverse ed il loro rapporto reciproco, Noor Naga analizza le forme mutevoli dell’appartenenza ma anche del potere e del capitalismo globale.
Cosa succede quando le identità americana ed egiziana si incontrano/scontrano in una unica persona, all’interno di una relazione, all’interno di una grande città egiziana?
E che cosa accade a chi già appartiene a quel un luogo, alla sua gente?
Con una scrittura davvero molto coinvolgente, Noor Naga ci porta nel cuore di una metropoli caotica, costruendo una storia che sfida la forma romanzo fino a una risoluzione finale inaspettata.
Una storia fatta più di domande che di risposte, dove la lingua, l’identità e la ricerca di un senso di appartenenza sono sempre in primo piano.
Nella prima delle tre sezioni del libro, ogni capitolo si apre con una domanda filosofica.
Non è chiaro a chi siano poste le domande ed è per questo che sono così efficaci: il romanzo invita il lettore a riflettere su ognuna di queste domande.
Nel secondo capitolo appaiono note a piè di pagina, che forniscono notizie sul Cairo e sulla cultura egiziana.
Ma sollevano ancora una domanda: a chi sono destinate queste note a piè di pagina?
Noor Naga sta improvvisamente scrivendo per chi?
La terza sezione cambia forma ancora una volta, rispondendo a quest’ultima domanda e smembrando ogni certezza persistente che il lettore può aver maturato durante la lettura.
E in tutto, il romanzo continua a traboccare di una lirica scintillante.
Le frasi sono precise e ricche di osservazioni, spesso audaci e complesse.
Una cara amica mi ha inviato un whatsapp evidenziandomi che quando un romanzo mi è piaciuto convintamente, lo si percepisce dalle mie prime righe di recensione.
Ecco, Come dividere una pesca mi è piaciuto tanto anche perché si tratta di un romanzo inaspettato e non cercato: mi è stato regalato e ho voluto leggerlo subito attratto da una copertina magnetica e dal titolo.
Non racconterò molto di piu’ se non che la relazione tra i due amanti alla fine si inasprirà proprio per le ragioni per cui si sono inizialmente attratti l’uno dell’altro.
Lui vuole la ricchezza di Lei.
Lei vuole l’autenticità di Lui.
Lei racconta: “Mi indica le scene della rivoluzione come se mi dimostrasse il suo machismo, infilandomi perle intorno al collo“.
Lui pensa ad alta voce: “È il suo spettacolo americano: arrivare nel mio villaggio in un carro armato militare, lanciare ai piedi di mia madre tre quarti di una mela che ha solo sbucciato con i denti“.
I loro risentimenti aumentano.
Alla fine, diventano violenti.
Ma Noor Naga non permette mai al lettore di cadere in facili giudizi sul giusto e sbagliato, su colpevolezza e innocenza.
All’inizio del romanzo, sulla sua esperienza del Cairo, la donna riflette: “Sono fuori dal mio contesto, confusa su dove siano i margini e i punti di pressione. Chi ha il potere? Dov’è il centro?”. Proprio quando pensi che un personaggio abbia attraversato una linea, l’altro allunga la mano e tocca un nuovo binario, facendo sì che il lettore si chieda: “Di chi è questa storia”.
Quando una rivoluzione fallisce, come fanno i rivoluzionari a sopravvivere al dolore?
Chi può raccontare la storia di ciò che verrà dopo?
Importa capire quando il mondo ha smesso di avere una visione nuova?
Ecco, un romanzo che ha una visione globale.
Tra le righe, tutti ne facciamo parte.
Sono rari i libri che possono veramente essere definiti – nel senso più genuino e interessante – sperimentali, ma il primo romanzo in prosa della poetessa e scrittrice Noor Naga è una di queste rarità.
Acuto, acceso e interrogativo, Come dividere una pesca continua, molto tempo dopo la lettura dell’ultima pagina, continua a suscitare domande scomode ma essenziali su ciò che in fondo chiediamo alla letteratura.
L’esperimento nel romanzo di Naga è principalmente di struttura e prospettiva.
Innanzitutto le tre parti.
L’arco di una storia d’amore che inizia nel 2017, sei anni dopo la primavera araba, e il fallimento del sogno di far nascere un nuovo ordine in Egitto.
Racconta il ragazzo di Shobrakheit che “dopo la crisi dello zucchero e la fluttuazione della sterlina egiziana, dopo che è diventato chiaro che tutti gli uomini che erano scomparsi dai loro letti di notte per aver twittato non sarebbero stati rilasciati, accadde l’impensabile: la gente cominciò a rimpiangere i giorni di Hosni Mubarak“.
E poi le conseguenze della rottura della relazione della coppia.
Lei americana torna a parlare nella sua lingua madre di ciò che le è familiare.
Continua a vivere nel suo grande appartamento pieno di luce e balconi ed insegna inglese al British Council al Cairo.
Lui nel frattempo, segue i movimenti di Lei da lontano, la sua perdita aggiunge dolore alla dipendenza da cocaina.
La terza e ultima parte è strutturata come una sceneggiatura teatrale completa di indicazioni sceniche e che prende una svolta affascinante e metanarrativa, rivelando le intenzioni dell’autrice.
La storia della donna egiziano-americana e del ragazzo di Shobrakheit viene elaborata come un libro di memorie in un corso di scrittura creativa popolato da un istruttore di lingua inglese e sette studenti.
La rivelazione finale di questo romanzo inventivo e brillante – che non anticiperò – dimostra in modo graffiante il punto di vista di Noor Naga.
Un romanzo meravigliosamente intelligente che non perde occasione per criticare i rigidi confini delle nostre società.
Si muove tra spazi e concetti che spingono a vedere oltre il bianco e nero.
Naga mostra una capacità di scrittura fantastica, sorprendente.